Labirinto per uno spettatore

Ieri ho assistito a uno spettacolo che mi ha colpita molto e che, nella nostra ricerca del Genius Loci, ci può aiutare a fare un passo avanti. Si tratta di Labirinto per uno Spettatore a cura di PROGETTO BROCKENHAUS, nell’ambito del Festival Caffeine di Piccoli Idilli.

Di labirinti abbiamo già avuto modo di parlare, recuperandone le origini mitologiche che ne mettono in luce il significato simbolico dello smarrirsi per poi ritrovarsi. Così il percorso labirintico risulta metaforico di una ricerca identitaria affascinante.

Tutto questo c’è in “Labirinto per uno spettatore” ma c’è anche molto di più. Realizzato all’interno di Villa Confalonieri (Merate, LC), rappresenta un perfetto esperimento site specific per vari motivi.

L’aspetto principale che fa rientrare a pieno titolo questo spettacolo, ben fatto, nella categoria dei “disvelatori di genius loci” è l’attenzione posta sull’esperienza sensoriale. Dichiarano gli autori nella scheda:

In una società in cui la vista, la velocità, i rumori monopolizzano le nostre esperienze e conoscenze: riprendere contatto con i nostri sensi ci consente di liberare il nostro immaginario dandoci l’occasione di incontrare noi stessi e gli altri in una dimensione poetica.

Particolarmente azzeccata l’idea di far iniziare il percorso bendati (nulla di più labirintico!) in modo da percepire il luogo dai suoi profumi e rumori. Anche nelle varie tappe l’aspetto sensoriale viene particolarmente curato. Così ci si ritroverà in una stanza “invasa” dal fieno, con le implicazioni simboliche che questo elemento può produrre nello spettatore.

Fil rouge di tutta l’esperienza una ricerca identitaria complessa e vivace, in cui ad un certo punto allo spettatore viene lanciata una richiesta di aiuto (alla quale devo confessare di essermi sottratta) da parte di una dama celata da uno specchio e da una tunica bianca che vorrebbe le venisse donato un volto. L’avrà poi trovato da sola?

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